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La primavera 2024 a sud delle Alpi

MeteoSvizzera-Blog | 21 giugno 2024
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A sud delle Alpi la primavera 2024 è risultata di poco più mite della norma e ricca di precipitazioni, soprattutto grazie al mese di marzo che è risultato il più ricco di precipitazioni dall’inizio delle misure.

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Stagione poco più mite della norma e ricca di precipitazioni

Con uno scarto dalla norma 1991-2020 di +0.3 °C, a sud delle Alpi  la primavera 2024 è risultata poco più mite della media pluriennale, in particolare la diciottesima più mite dall’inizio delle misure nel 1864. Fra il trentennio preindustriale 1871-1900 e l’ultimo trentennio 1995-2024, a sud delle Alpi la primavera è diventata più mite di 2.1 °C.

Le precipitazioni primaverili sono state abbondanti, mediate sul territorio sudalpino è infatti caduto il 170 % del quantitativo corrispondente alla norma 1991-2020 e la stagione è risultata la settima primavera più piovosa dal 1901. La stazione di Stabio ha registrato il 205 % delle precipitazioni normalmente attese.

Marzo mite, aprile nella norma, maggio fresco

Con un’anomalia di +1,2 °C rispetto alla norma 1991-2020, la temperatura media del mese di marzo è risultata la quattordicesima più elevata dall’inizio delle misure nel 1864. La prima metà di aprile ha visto temperature quasi estive con valori che localmente sono rientrati fra i tre più elevati dall’inizio delle misure, mentre la seconda metà è stata fredda, dal carattere più invernale che primaverile. Come risultato, la temperatura media mensile è stata molto vicina alla norma, più precisamente di soli 0,2 °C superiore ad essa. La maggior parte dei giorni di maggio ha visto invece una temperatura media inferiore alla norma; solamente fra il 9 e il 12 maggio sono state registrate per qualche giorno temperature di 2 – 4 °C più elevate della media pluriennale. Il valore medio mensile è così risultato di 0,6 °C inferiore alla norma.

Il mese di marzo più ricco di precipitazioni

Con il 380 % circa della norma 1991-2020, a sud delle Alpi è stato registrato il mese di marzo più ricco di precipitazioni dall’inizio delle misure nel 1864. Fra le 14 delle 29 stazioni di misura che hanno rilevato un nuovo primato mensile, spicca la stazione di Mosogno in Valle Onsernone, la cui serie storica è cominciata nel lontano 1901. In questa località in marzo sono caduti 574,2 mm di precipitazione, che corrispondono al 559 % della norma 1991-2020. Le precipitazioni di marzo si sono concentrate all’inizio del mese, in particolare fino al giorno 10, e poi si sono ripresentate nuovamente alla fine del mese, dal giorno 26 in poi; esse sono state causate da situazioni di sbarramento da sud particolarmente intense che hanno prodotto accumuli giornalieri fino a oltre 100 mm. In particolare la somma delle precipitazioni del 31 marzo è risultata da primato per il mese di marzo in ben 9 stazioni di rilevamento sudalpine, fra cui San Bernardino (75,2 mm) e Mosogno (163,5 mm) che dispongono di serie di misura lunghe più di 100 anni.

In aprile, invece, è piovuto mediamente il 67 % della norma 1991-2020. Le vallate del Grigioni italiano sono state poco piovose: a Poschiavo, per esempio, è stata registrata solamente il 32 % della pioggia normalmente attesa in questo mese, a Grono il 43 %.

Con il mese di maggio sono ritornate le piogge frequenti e abbondanti. Mediamente è caduto il 138 % della precipitazione media del periodo 1991-2020 e su gran parte della Svizzera italiana è piovuto mediamente due giorni su tre. La stazione di Stabio ha registrato 431,2 mm, che corrispondono al 251 % della norma 1991-2020; si tratta del secondo totale di maggio più elevato dall’inizio delle misure nel 1981.

Nevicate abbondanti in montagna

Così come in febbraio, anche in marzo al disopra dei 1400-1600 metri vi sono state nevicate abbondanti. La prima situazione di sbarramento è durata dal 29 febbraio al 4 marzo e ha interessato in modo particolare il Ticino nordoccidentale, dove oltre i 1600 - 1800 metri circa sono caduti da 1 a 2 metri di neve fresca. Il Grigioni italiano è stato meno toccato, con 20 – 50 cm di neve. Fra il 9 e il 10 marzo si è verificata la seconda situazione di sbarramento, anch’essa risultata più intensa sul Ticino nordoccidentale dove oltre i 1600 metri sono caduti fino a 70 – 80 cm di neve fresca. Fra il 26 e il 27 marzo la neve è tornata ad imbiancare le montagne sudalpine, con accumuli di 60-80 cm al di sopra dei 1600-1800 metri circa, mentre l’ultima situazione di sbarramento, iniziata il 29 marzo e proseguita fino al primo aprile, ha generato nevicate abbondanti solamente al di sopra dei 1800-2000 metri. Oltre queste quote nel Ticino nordoccidentale si sono accumulati da 150 a 200 cm di neve fresca, localmente fino a oltre 250 cm. Alla fine dell’evento l'altezza della neve era fino a due volte superiore alla norma del periodo e il primo aprile molte stazioni IMIS dell’SLF hanno stabilito nuovi record giornalieri di neve fresca e di altezza neve totale al suolo.

Le temperature molto miti della prima parte di aprile hanno provocato una veloce fusione dell’abbondante manto nevoso al di sotto di circa 2000 metri. Nella seconda parte del mese la fusione è stata invece rallentata delle temperature più basse, ma questo soprattutto al di sopra dei 2000 metri circa, dove a tratti è caduta ancora un po’ di neve.

In maggio l’abbondante manto nevoso ancora presente in montagna si è fuso lentamente. Attorno alla metà del mese, inoltre, al di sopra dei 2000-2500 metri è caduta a tratti ancora un po’ di neve. Nonostante un’accelerazione della fusione registrata negli ultimi giorni di maggio, alla fine del mese in alta montagna l’innevamento risultava ancora ben superiore alla media.

Primavera poco soleggiata

In primavera a sud delle Alpi il numero di ore di sole è stato inferiore alla media e compreso fra il 74 e l’81 % della norma 1991-2020. Per Lugano si è trattato della quindicesima primavera meno soleggiata a partire dall’inizio delle misure nel 1886, per Locarno Monti della quarta meno soleggiata dal 1959.